Autore

Alberto Guggino

Hai anche bevuto mezzo bicchiere di vino, non di più perché non sai mai cosa combina con le medicine della sera.
Ti trovi bene con lui e ogni tanto ti scappa di dire, pensando di fargli un complimento, che non ricordi bene da dove arriva però è una brava persona, è uno come noi.

Stasera ti ha detto che c’è una bella partita, non hai capito se con lo Steaua Bucarest oppure l’Hajduk Spalato. Poi dal frigo si è preso una delle ultime lattine di birra e si è piazzato davanti alla tv, i piatti dice che li laverà dopo.
Adesso lo senti di là che si agita sulla sedia, alternando rutti e imprecazioni. Tu ti sei sistemato sul divanetto del corridoio e ti guardi attorno, annusi ancora una volta questi muri che sanno di minestrone. Un odore che ti è famigliare, dopo tutti questi anni. Anni neanche poi così male, almeno finché c’era anche lei. Dopo, che dire? un rosario di colazioni pranzi cene, ogni giorno una manciata di pastiglie, alla domenica la messa in cappella.
Però stasera non vuoi lasciarti invadere dalla tristezza, approfitti di un momento di pausa per dargli la buonanotte e tornare in camera. Niente di particolare da fare, non hai neanche sonno, alla tua età bastano poche ore, sempre se riesci ad addormentarti.
Però avevi voglia di sederti sul letto e discorrere un po’. All’inizio lo facevi solo nel tuo pensiero ma poi, con l’andar del tempo, ti è venuto meglio parlarle a voce alta. Ragioni con tranquillità, senza misurare le parole, senza morderti la lingua. Ti sei scoperto, anzi, a raccontarle cose intime, a volte con un pizzico di  impertinenza. Lei non si stupisce della tua inaspettata loquacità, ti risponde con calma, ti spiega le cose. E questo ti fa stare bene, ti consola.
Il suo ritratto l’hai già messo in valigia, tra i due maglioni, così domani viaggerà comodo, senza troppi scossoni. Prima di abbassare la tapparella, apri un momento la finestra e ti affacci sul buio della valle. Fuori c’è un silenzio spesso, ovattato, come quando nevica.

Anche questo mese Picchioverde vi porta con i racconti di Ragnatele in un luogo abbandonato, questa volta della Collina Torinese! Sapete di quale si tratta?